Ken Wilber e il suo modello psichico

Ken Wilber

Ken Wilber, in una serie di libri di cui il primo è stato “Lo spettro della coscienza” del 1977, fece una sintesi altamente creativa dei dati ricavati da una varietà di aree e discipline- Queste spaziavano dalla psicologia alla antropologia, sociologia, mitologia, linguistica, filosofia e storia, cosmologia, fisica quantistica, biologia, teoria evoluzionista, teoria dei sistemi e perfino letteratura. Questo immane lavoro ha aiutato a delineare una teoria della psicologia transpersonale davvero influente e in parte accettata.

In parte accettata perchè il suo lavoro non riscosse l’interesse che meritava ma piuttosto molte critiche. Questo scarso interesse fu dovuto in parte anche al suo stile troppo polemico che a volte lo portava ad attaccare alcuni scienziati in modo pesante.

Un lavoro immane ma troppo teorico

Sebbene Slanislav Grof apprezzasse il lavoro di Weber, anche lui riteneva che il problema maggiore dei suoi scritti sulla psicologia transpersonale fosse la mancanza del supporto di esperienze cliniche. La fonte primaria dei sui dati erano le sue letture e le sue esperienze spirituali personali. Non aveva mai preso in considerazione le osservazioni cliniche condotte negli ultimi decenni con la terapia esperienziale, con o senza sostanze psichedeliche.

Il suo lavoro non mancava di logica e di coerenza. Ma è generalmente accettato tra gli scienziati che un sistema di proposizioni sia considerato una teoria valida solo se ci siano fatti osservabili a testimonianza della teoria.

Critiche di Grof al lavoro di Wilber

Inoltre Grof non condivideva del lavoro di Wilber l’omissione della vita pre e perinatale dalla sua mappa di coscienza e dal suo schema di sviluppo. Un’altra cosa che non riscuoteva la sua condivisione era l’accettazione da parte di Weber dell’enfasi posta dai freudiani sull’origine postnatale delle malattie emotive e psicosomatiche. Non venivano riconosciute le loro radici perinatali e trans personali.

E poi non condivideva la sua descrizione lineare dello sviluppo spirituale e la riduzione del problema della morte ad una transizione da un fulcro di sviluppo ad un altro.

Grof invece riteneva che il cammino spirituale spesso prendesse la forma di una spirale che combina progresso e regresso, piuttosto che procedere in modo lineare. Inoltre secondo Grof sono particolarmente frequenti le aperture spirituali che comportano morte e rinascita psicospirituale, ed in questo caso l’interfaccia critica tra il personale e il transpersonale è il livello perinatale.

Più recentemente Wilber ha preso le distanze dalla psicologia transpersonale a favore di una sua visione propria che ha chiamato psicologia integrale.

Ken Wilber

Modello della psiche di Wilber

Lo studio dello sviluppo dell’identità e della coscienza sino alle vette supreme dello Spirito è un obiettivo della psicologia transpersonale.

Ken Wilber ha delineato uno spettro delle strutture cognitive della psiche, inclusivo delle strutture sottili e causali descritte nella tradizione vedanta.

Nel suo modello le strutture prelogiche, logiche e translogiche hanno origine da una indifferenziata matrice paragonabile alla Coscienza Pura dei Veda.

Le strutture prelogiche sono associate alla coscienza istintuale, quelle logiche alla coscienza razionale e quelle translogiche alla coscienza intuitivo spirituale.

Secondo Wilber le strutture corrispondono a fulcri di sviluppo dell’individualità che comprendono tre stadi fondamentali:lo stadio pre-egoico, prelogico e istintuale, lo stadio personale, logico e mentale, lo stadio transpersonale, spirituale e translogico.

Sviluppo personale

Nella psicologia scientifica è stato rilevato che lo sviluppo dell’io procede da uno stato di relativa globalità e mancanza di differenziazione e integrazione a stati sempre più complessi e articolati di differenziazione e integrazione.

Lo sviluppo istintuale implica gli aspetti della sessualità e dell’aggressività ed evolve da condizioni di autoerotismo e di aggressività alla sana autoaffermazione nel mondo sociale.

Analogamente lo sviluppo affettivo procede dalla relazione narcisistica, dove l’affetto è sperimentato nei termini del proprio appagamento pulsionale, alla relazione interpersonale ove l’affetto è considerato anche in funzione della capacità di nutrire l’altro.

Lo sviluppo cognitivo procede dall’acquisizione della capacità di immaginare a quella di simbolizzare e concettualizzare. La struttura del pensiero va da una dimensione prelogica ad una logico-deduttiva che consente l’acquisizione del ruolo sociale.

Da un punto di vista comportamentale la personalità evolve da comportamenti egocentrici a comportamenti che rispecchiano la distinzione tra i propri bisogni e quelli altrui.

L’integrazione tra le varie dimensioni istintuale, affettiva, cognitiva e morale fa sì che la persona acquisisca una sufficiente capacità di adattamento sociale. Evolve anche il grado di coscienza individuale.

Autorealizzazione dell’Io

La svolta dall’autoaffermazione da un Io immaturo all’autorealizzazione dell’Io maturo si manifesta con il passaggio da bisogni carenziali di appartenenza, amore e stima a bisogni accrescitivi di conoscenza, creatività e compiutezza. L’appagamento dei propri bisogni dipende più dal proprio essere che dal mondo esterno. Gli interessi si volgono verso la ricerca di un autentico senso della vita.

Nella fase più matura l’Io acquista una volontà forte, mette in discussione i principi precostituiti e scopre l’autonomia, non solo come libertà di scelta. E’ artefice di un essere nel mondo di cui si assume la responsabilità e la finalità, a prescindere dall’approvazione degli altri.

Maturando i valori dell’autenticità e dell’autonomia l’azione passa dall’egocentrismo alla responsabilità verso la vita. Lo sviluppo delle qualità mature dell’Io è il risultato finale dell’autostima e di quelle conseguenti facoltà di fiducia e coraggio sviluppatesi in una infanzia e in un’adolescenza sana.

La crescita della personalità

Secondo Wilber la crescita della personalità corrisponde a un processo di sintesi di strutture cognitive e di funzioni, sino all’integrazione. Quest’ultima dà luogo allo sviluppo dell’identità personale verso stadi sempre più integrati e complessi di percezione e qualità della vita.

Ad ogni stadio della crescita emerge una struttura più complessa e organizzata della precedente. L’identificazione con la struttura emergente porta ad abbandonare l’esclusiva identificazione con la struttura precedente. La nuova struttura più complessa include quella inferiore, con un più ampio senso dell’identità. Si ha una sorta di elevazione del punto di vista percettivo, il superiore include l’inferiore.

Nello stadio dell’io personale il sé non perde le funzioni istintuali dell’aggressività e della sessualità né la capacità emotiva ma li usa per gli scopi riconosciuti dalla mente logica, ad un più alto livello di motivazione.

Per integrare l’intuizione supercosciente e integrare gli archetipi universali occorre disidentificarsi dalla mente logica, che è inclusa e trascesa in quella translogica. L’io personale è trasceso e incluso nel sé transpersonale.

Trascendere l’io vuol dire riconoscere il velo dell’ignoranza e dell’illusione e superare i fattori egoistici che impediscono la coscienza dell’unità e della natura divina e compiuta del sé. Disidentificarsi dall’io significa trasformare quelli che il Vedanta definisce guna, le qualità dell’orgoglio, avidità ecc che creano l’ignoranza sostenendo le polarità dell’io.

Si passa anche dall’esclusivo uso del pensiero logico-dualistico all’intuizione supercosciente che lo include e lo supera.

La trascendenza dell’Io

In pratica la trascendenza dell’Io si manifesta con lo sbocciare delle qualità dell’amore, della volontà e della discriminazione. Queste implicano l’equanimità, la comprensione e la solidarietà e fanno nascere un senso di partecipazione alla vita non più motivata da fini egoistici ma allocentrici.

In questo modello di crescita l’Io con le sue strutture e le sue funzioni va trasceso ed incluso in un più vasto contesto ai fini del raggiungimento di un perfetto stato di salute mentale. L’io quale stadio logico dello sviluppo è precondizione della strutturazione translogica. Dal caos istintuale si passa all’autodeterminazione e da questa all’espressione dei talenti sino alla realizzazione del sé.

Per varcare le frontiere dell’io occorre aver prima unificato le polarità delle sue auto rappresentazioni e raggiunto l’armonia delle sue funzioni. Occorre raggiungere un grado di maturazione dove il discernimento e la volontà sono in grado di guidare gli istinti in senso armonico per l’equilibrio della personalità.

fonte: A brief history of Transpersonal pychology by Grof

Il Sé transpersonale Laura Boggio Gilot