Assagioli e la psicologia transpersonale

Assagioli parlò di psicologia transpersonale molto prima degli anni ’60.

Nel 1910 Roberto Assagioli partecipò come unico italiano al congresso di Norimberga dove venne fondata la Società Psicoanalitica Internazionale. Vi aderì come membro del gruppo freudiano di Zurigo. Al congresso erano presenti tra gli altri Sigmund Freud, CG Jung, S, Ferenczi, K. Abraham. E. Bleuler, O Rank, L. Biswanger.

Assagioli, tra Freud e Jung

L’inizio della sua teoria della psicosintesi era contenuto già della sua tesi sulla psicoanalisi, sempre nel 1910. In essa sottolineava alcuni limiti della visione di Freud. Assagioli era d’accordo con Freud sul fatto che la guarigione dei traumi infantili e lo sviluppo di un ego sano sono obiettivi necessari. Jung, che aveva messo in luce il processo di “individuazione” e l’inconscio collettivo, era comunque più vicino alla sua visione.

Con la psicosintesi Assagioli cercò non solo di sviluppare l’analisi della personalità dell’essere umano “sano” ma anche la sua sintesi e cioè la comprensione di come l’essere umano si sviluppa verso l’interezza, sia come individuo che nelle relazioni con il mondo esterno.

Il suo lavoro ha cercato di dimostrare che lo sviluppo umano non si ferma all’inconscio e alle sue pulsioni  e che anche la persona sana ha un potenziale di crescita, che in seguito Maslow ha chiamato “autorealizzazione”.

Il primo Istituto di Psicosintesi

Nel 1926 Assagioli aprì il primo istituto a Roma, “Istituto di Cultura e Terapia Psichica”, che in seguito divenne “Istituto di Psicosintesi”. Nella lettera di invito all’inaugurazione c’era scritto che il suo discorso iniziale avrebbe parlato di come sviluppare la volontà. Uno dei suoi libri più importanti in seguito ebbe il  titolo “L’atto di volontà”. Fu pubblicato poco prima della sua morte nel 1974.

Nel 1927 l’Istituto pubblicò un libro intitolato “Un nuovo metodo di trattamento: la psicosintesi”, un metodo inclusivo basato sul principio della organizzazione della personalità intorno ad un centro unificatore. E nel 1933 gli fu permesso di chiamare la sua scuola a Firenze “Istituto di Psicosintesi”.

Il termine psicosintesi

Sembra che Assagioli non sia stato il primo a usare il termine “psicosintesi”. Il termine era stato precedentemente usato anche da C. G. Jung.

Il famoso psichiatra aveva messo in evidenza la necessità di una psicosintesi dopo la psicoanalisi. Freud era contrario alla necessità di una psicosintesi, sostenendo l’esistenza di una sintesi spontanea da parte del paziente, cioè un adattamento automatico dell’Ego a tutti gli impulsi istintuali dopo che questi sono stati messi in luce dall’analisi.

Anche AR Orage usò il termine psicosintesi.  Insegnante di Leeds, si trasferì a Londra  dove nel 1907 diventò editore dell’influente giornale “The New Age”. Nel 1924 vendette il giornale e andò in Francia a lavorare con George Gurdjieff, il maestro spirituale che Ouspensky, matematico ed esoterico russo, gli aveva raccomandato. Ouspensky stesso era allievo del maestro di origine armenica. Dopo alcuni anni di training Orage fu mandato in America da Gurdjieff per raccogliere fondi e diffondere il loro nuovo sistema di sviluppo personale, che enfatizzava l’armonioso lavoro di tutte le funzioni psichiche.

Maurice Nicoll, uno psichiatra scozzese che aveva lavorato all’inizio della sua carriera con Carl Jung, nel 1921 era diventato allievo di Gurdjieff grazie all’incontro con Ouspensky. Dietro suggerimento del maestro era tornato in Inghilterra a formare nuovi gruppi per diffondere le nuove idee.

La conoscenza di questi movimenti di intellettuali che all’inizio del secolo si sviluppano attorno alle figure di Maestri spirituali è importante per capire il background in cui si muove Assagioli e in cui sviluppa le sue idee.

La novità proposta da Assagioli

Alcuni intellettuali, scrittori e filosofi del tempo manifestavano la necessità di recuperare l’elemento spirituale dell’essere umano, a fronte di una visione meccanicistica di tutta l’esistenza del cosmo, di cui Freud era un esponente. Non è che le visioni di Freud fossero sbagliate, ma erano limitate. Da più parti sorgeva l’esigenza di affermare che l’uomo è molto di più.

Freud enfatizzava la funzione dell’Ego come compromesso tra le esigenze della vita istintiva e le esigenze della relazione sociale. Jung poneva l’attenzione sul movimento lungo un ipotetico asse Ego-Sé, in cui si sviluppa una capacità sempre maggiore di esplorare il mondo degli archetipi e l’anima e in cui lo stesso Sé è un archetipo. Assagioli fa una sintesi dei due modelli, ma aggiunge l’elemento spirituale. Sottolinea la natura spirituale del Sé, che non è un archetipo, ed inserisce l’importanza della Volontà come processo unificatore e necessaria all’autorealizzazione.

Il transpersonale entra in psicologia

Assagioli è andato oltre Freud e Jung e ha cercato di mostrare che il potenziale umano ha anche una possibilità di esperienze con dimensioni spirituali e transpersonali.

Il suo approccio puntava alla crescita personale, come integrazione della personalità e autorealizzazione, ma anche alla crescita tranpersonale, quella dimensione tipica delle “peak experience” come successivamente le avrebbe chiamate Maslow. Si tratta di momenti di innamoramento, ispirazione creativa, unione con la natura, scoperte scientifiche, pratiche spirituali e religiose. Assagioli chiamò queste due dimensioni di crescita psicosintesi personale e psicosintesi transpersonale. Entrambe costituiscono due momenti della cosiddetta autorealizzazione.

Il Sé transpersonale e il processo di rivelazione

Per Assagioli il Sé è un nucleo di coscienza e volontà, che non è sinonimo del corpo, delle emozioni o dei pensieri. La realizzazione del Sé per Assagioli è un’evoluzione della coscienza, dove ancora più ampie espansioni di coscienza conducono a un’unificazione con il Sé universale.

Il Sé non solo dà direzione all’Io e fa sì che nell’individuo si metta in atto un processo di “rivelazione” personale e transpersonale, ma opera anche come fonte di vocazione della vita.

Una specie di “chiamata” ci invita a scoprire e seguire la nostra verità più profonda, il significato e lo scopo più profondo della nostra vita e a metterlo in pratica. Le motivazioni e i bisogni dello Spirito sono tanto vere e importanti quanto le pulsioni sessuali e aggressive. Il processo di rivelazione è l’autorealizzazione transpersonale.

Nascita della psicosintesi

Negli anni ’30 Assagioli pubblicò diversi articoli, che apparvero più tardi nel suo primo libro: “Psicosintesi” nel 1965. A questo periodo appartengono due dei più importanti articoli sulla psicosintesi: “Psicologia dinamica e psicosintesi” e “Autorealizzazione e disturbi psicologici” .

Nel primo articolo del 1933 presentò per la prima volta il suo diagramma ovale, o come viene anche chiamato, il “diagramma a uovo”, come modello della psiche umana. In esso si delinea la relazione tra il conscio, l’inconscio e l’inconscio collettivo, stabilendo le fasi della psicosintesi. Il secondo articolo riguarda le crisi connesse allo sviluppo spirituale.

Quindi la Psicosintesi è il primo precursore della psicologia umanistica e transpersonale degli anni ’60, che forma la terza e la quarta forza nella storia della psicologia occidentale.

Infatti tra l’altro Assagioli diventò co-editore del “Journal of Humanistic Psychology” e del “Journal of Transpersonal Psychology”.

Tredici anni dopo la sua morte, in occasione del centenario della nascita del suo autore, fu pubblicato il suo libro Lo sviluppo transpersonale.