L’Io riflesso del Sé

Io  e  Sé

Roberto Assagioli definisce l’Io come il riflesso del Sé, il quale è come il sole. Quest’ultimo è al centro del sistema solare e rimane fermo lì ma illumina l’intero sistema solare. Il sole resta sempre uguale a se stesso dovunque si rispecchi la sua immagine. L’Io è una proiezione o emanazione del Sé.

Riprende la visione delle dottrine orientali. Per queste l’Io è un prodotto illusorio e non ha vera essistenza. Il concetto viene spiegato meglio con l’uso di metafore. Il sole che splende riflette la sua immagine sul fiume. Sul fiume c’è un’immagine del sole ma non è il sole. E l’immagine è vaga e mutevole perchè i movimenti delle onde del fiume la rendono tale.

Il sole sul fiume non si rende conto di essere solo un riflesso e pensa di essere il vero sole. Crede di trovarsi nel fiume e di essere parte del fiume. Ma è solo un riflesso.

L’Io in realtà non ha sostanza. Questo riflesso però crede di essere vero e vuole provare ad ogni costo la sua realtà. Cerca di stabilire il suo potere con ogni mezzo e in ogni momento.

L’Io come riflesso del Sé

L’Io è un puro riflesso, un prodotto dell’illusione e una proiezione mentale, nata dalle esperienze sensoriali e dall’accumulo di ricordi e pensieri. Mentre l’Atman è realtà, permanenza e beatitudine, la natura dell’ego è illusione, impermanenza e sofferenza.

Un’altra metafora per capire la natura dell’Io è la luce lunare. La luna sembra che brilli di luce propria mentre in realtà la sua luce è solo un riflesso della luce del sole. Allo stesso modo la nostra mente sembra essere auto-luminosa o autocosciente, che ha la sua propria luce (coscienza), tuttavia la luminosità della mente, (la coscienza della mente), è solo un riflesso della coscienza universale o Dio nella mente.

La pura luce del Sé come pura coscienza assoluta è riflessa dalla specularizzazione dell’Egotismo e dei suoi vasana (l’impressione, l’inclinazione di qualcosa che rimane inconsapevolmente nella mente). Questo riflesso è chiamato chidabasa e il mondo che vediamo è quindi visto da una coscienza ridotta o attenuata.

L’illusione dell’Io

L’Io illusorio fa si che il corpo appaia come reale e dotato di una propria coscienza e la coscienza che è la realtà eterna e il substrato di tutti i fenomeni sembra che non esista affatto. L’Io vela l’intelletto e la sua capacità di discriminazione.

Si identifica con il corpo e la mente facendoci credere che noi “siamo” un corpo che ha una mente. In altre parole riesce a creare in ognuno il senso di essere solo una mente confinata in un corpo. Il senso di identità creato dall’Io si riferisce solo al corpo e alla mente.

 

Conoscenza del Sé

E così l’ego di un essere vivente è permanentemente immerso nell’ignoranza e nell’oscurità e ha bisogno di essere salvato dalla rovina eterna e dalla dannazione dall’Atman o Sé interiore.

Il Sé o Atman non può essere conosciuto attraverso lo studio delle Scritture, né attraverso l’intelletto né attraverso l’ascolto dei discorsi appresi. Può essere raggiunto solo da coloro che lo stesso Sé sceglie.

Nel Kena Upanishad il problema viene ulteriormente spiegato e viene suggerito anche il modo per raggiungere l’Atman: “L’ignorante pensa che il Sé possa essere conosciuto dall’intelletto, ma l’illuminato sa che è al di là della dualità del conoscitore e del conosciuto.” Quindi, l’intelligenza può dare saggezza e discernimento e aprire la strada, ma non può dare l’esperienza del puro Sé.

L’idea implicita o suggerita nelle Upanishad è che l’Atman non può essere realizzato dalla coscienza ordinaria, quando i sensi sono attivi e quando la mente è instabile. L’intelligenza è sotto l’influenza di desideri, illusioni e dualità, che interferiscono con il processo di conoscenza e il discernimento della verità e della giusta conoscenza. Non può esserci un’esperienza di Atman quando c’è la relazione tra il conoscitore e il conosciuto. Chi lo conosce (come oggetto), non lo conosce veramente. Si conosce solo essendo Atman o Sé.

L’autoilluminazione

Il primo versetto del famoso Dakshinamurti stotra di Adi Shankara lo afferma molto chiaramente:

“L’universo è il riflesso di uno specchio. La Verità è il Brahman supremo, quello senza un secondo. La mente, i sensi e l’intelletto sono tutti in grado di discernere solo il riflesso dell’Atman. L’identità del Brahman e dell’Atman è evidente dopo l’auto-illuminazione. ”

La mente e i sensi percepiscono le due polarità del conoscitore e del conosciuto, altrimenti detti il soggetto e l’oggetto. Impediscono all’essere di conoscere e realizzare l’Atman come se stesso. La mente è uno strumento imperfetto con una intrinseca incapacità di comprendere e discernere l’Atman. “La verità del Sé non può venire a colui che non ha realizzato che è il Sé. La sua intelligenza non può rivelare il Sé a lui, al di là della sua dualità di soggetto e oggetto”.

L’io ci impedisce di percepire che la coscienza apparentemente personale che è espressa in noi è la stessa coscienza che esiste in tutti gli esseri umani e identica alla Coscienza universale (Brahman, Dio, Spirito). In realtà c’è una sola Coscienza universale omogenea, che riflettendo nella mente individuale di ogni essere umano appare come se fosse divisa, individuale o personale.

Come si realizza l’Atman?

Come si realizza l’Atman? Qual è la soluzione o il processo mediante il quale l’Atman diventa evidente? Le Upanishad sono chiare. “Il sé non può essere conosciuto da una persona che non si sottrae ai modi ingiusti, che non controlla i suoi sensi e la sua mente, e che non pratica la meditazione o l’austerità”, spiega Yama a Nachiketa nel Katha Upanishad.

Stabilire la connessione tra il mondo esterno e quello interiore non è né facile né diretto. Si devono attraversare molti stati intermedi, superare molti ostacoli, rimuovere molte impurità, silenziare molti rumori della mente e del corpo, sopprimere le qualità indesiderabili e le tendenze negative per raggiungere l’obiettivo finale.

Il Dharma indica le leggi fondamentali universali su cui bisogna basare le proprie azioni. L’azione dharmica dà pace e felicità interiori e permette di seguire la pratica spirituale, L’azione contraria al Dharma , anche se può dare dei vantaggi esteriori momentanei, restringe la coscienza e produce uno stato di offuscamento e di agitazione della mente.

Una delle le leggi dharmiche più importanti è la legge del Karma che si può sintetizzare con la famosa massima “ciò che semini raccoglierai”, nel senso che nella vita prima o poi bisogna sperimentare il frutto delle proprie azioni.
Un altro principio dharmico molto importante che riguarda la sfera dell’etica è Ahimsa o “non-violenza” più precisamente significa avere un atteggiamento per cui non si desidera nuocere ad alcuna creatura. Ahimsa riguarda l’azione, la parola e il pensiero.

L’intero Insegnamento consiste nell’eliminare le vasana attraverso l’Indagine sul Sé e la consegna dell’Egotismo al Sat-Guru o Dio nel cuore spirituale.

Quando questa resa viene accettata e l’indagine ha cancellato i vasana, allora avviene la Realizzazione del Sé e vediamo il mondo come è realmente e non come un riflesso.

La liberazione dall’illusione

La guarigione-liberazione inizia quando vengono rimosse-purificate tutte le identificazioni con il corpo e con la mente. La mente è la causa della schiavitù e della sofferenza, perciò la liberazione comincia con il conoscere e il rettificare i guna che fanno capo all’avidya, cioè l’ignoranza metafisica, quindi significa che devono essere trasformati rajas (impurità, attività, calore, desiderio) e tamas (illusione, oscurità) in sattva (luminosità, amore e pace).
La meditazione, quindi, è fondamentale perché essa porta a trascendere la coscienza individuata dell’ahamkara e a realizzare la coscienza universale del Jiva per giungere alla sorgente dell’Atman (Essere-Spirito-Coscienza).

Quando i vasana e l’egoismo vengono rimossi, percepiamo il mondo direttamente e percepiamo il substrato o il principio sottostante come Brahman. Direttamente, non più dallo stato della mente divisa, ma da quello che è chiamato lo “stato della non mente”.

 

source:

http://elmisattva-nonduality.blogspot.it/2016/12/we-are-neither-body-nor-i-or-ego-but.html

Laura Boggio Gilot il Sé transpersonale