Lo sviluppo della psicologia transpersonale

Lo sviluppo della psicologia transpersonale: fisica e filosofia sono sempre più vicine

Stanislav Grof, uno psichiatra e ricercatore nel campo degli stati di coscienza non ordinari, nel suo libro del 1985 “Oltre il cervello:nascita, morte e trascendenza”  cercò di superare il gap tra le nuove ricerche nel campo della psicologia transpersonale e la visione scientifica affermata in quel tempo.

Criticò seriamente gli esistenti modelli neurofisiologici del cervello. Dopo tre decenni di ampia ricerca condotti sui cosiddetti stati di coscienza non-ordinari indotti da droghe psichedeliche e con altri mezzi, Grof concluse che l’attuale visione scientifica mondiale era inadeguata. In questo lavoro pionieristico, propone un nuovo modello della psiche umana che tiene conto delle sue scoperte.
Grof comprende nel suo modello la ripresa di memorie emotivamente rilevanti, un livello in cui il quadro freudiano può essere utile. Al di là di questo c’è il livello perinatale in cui l’inconscio umano può essere attivato per una ripresa della nascita biologica e il confronto con la morte. Il fulcro del libro è come l’esperienza della nascita influenza lo sviluppo successivo di un individuo.

Inoltre non si poteva non tenere conto dei nuovi studi e delle nuove scoperte nei vari campi scientifici. L’influsso delle nuove informazioni cominciò con le profonde implicazioni filosofiche della fisica quantistica-relativistica, che ha cambiato per sempre la comprensione della realtà fisica.

Fritjof Capra e il Tao della fisica

La somiglianza tra la visione del mondo dei moderni fisici e quella delle filosofie spirituali orientali era già stata prefigurata dal lavoro di Albert Einstein, Niels Bohr, Werner Heisenberg, Erwin Schoedinger e altri. Trovò però piena espressione nel libro del fisico e saggista austriaco Fritjof Capra del 1975 “Il Tao della Fisica”.

Capra considera significativo come la fisica e  la filosofia religiosa orientale giungano a conclusioni e considerazioni astratte molto simili. La prima attraverso l’empirismo razionale e codificato e la seconda attraverso la meditazione e l’esperienza extra-sensoriale. La visione del mondo che ne deriva, e che accomunerebbe la fisica relativistica e quantistica alle filosofie religiose orientali, è completamente diversa dalla visione meccanicistica derivante da Newton.

Nel libro Il Tao della fisica Capra elenca una vasta serie di “affinità” tra il quadro che sembra emergere dalla fisica contemporanea e gli insegnamenti delle religioni orientali (Induismo, Buddhismo, Taoismo) e i relativi sistemi filosofici. L’universo sarebbe la manifestazione di un unico campo astratto di intelligenza universale, che darebbe origine ad ogni forma. Le sue parti sarebbero intimamente connesse a formare un grande organismo unitario. In questa visione viene attribuita importanza decisiva alle onde e al concetto di vibrazione, che sostituisce il concetto tradizionale e statico di materia.

David Bohm e l’universo olografico

La visione pioneristica di Capra fu rifinita dal lavoro di Fred Alan Wolf, Nick Herbert, Amit Goswami e altri. Di particolare interesse fu il contributo di David Bohm, ex collaboratore di Albert Einstein e autore di prestigiose monografie sulla teoria della relatività e fisica quantistica. La sua teoria sull’Olomovimento ebbe grande popolarità nel campo della psicologia transpersonale.

L’esperimento di Alain Aspect

Nel 1982 l’equipe di ricerca coordinata dal fisico Alain Aspect, direttore francese del CNRS, effettuò uno dei più importanti esperimenti della storia. Il team scoprì che sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente l’un l’altra a prescindere dalla distanza che le separa, sia che si tratti di un millimetro, che di diversi miliardi di chilometri.

La conclusione dell’esperimento era che la teoria di Einstein (che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce) è da considerarsi errata. Oppure che le particelle subatomiche sono connesse non-localmente. Esiste qualcosa di non tangibile e visibile che mantiene collegati gli atomi a prescindere dallo spazio.

David Bohm, celebre fisico dell’Università di Londra, sostenne che le scoperte di Alain Aspect implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva.

Nonostante la sua apparente solidità, l’Universo è un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato”.

Bohm era convinto che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto, indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione è un illusione. Ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso “organismo” fondamentale. Se l’esperimento delle particelle mette in luce che la loro separazione è solo apparente, significa che ad un livello più profondo tutte le cose sono infinitamente collegate.

Le particelle ci appaiono separate perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà. Esse non sono “parti” distinte bensì sfaccettature di un’unità più profonda e basilare. Poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste “immagini”, ne consegue che l’universo stesso è una proiezione, un’ologramma.

Cosa è un ologramma?

Gli ologrammi sono definiti come figure (o pattern) d’onda interferenti ottenute tramite l’uso di un laser, aventi la specificità di creare un effetto fotografico tridimensionale. A differenza delle normali fotografie, ci mostrano una rappresentazione tridimensionale dell’oggetto proiettato. Ogni parte dell’ologramma contiene l’intera informazione: tagliando in due parti l’ologramma entrambe mostreranno sempre l’oggetto per intero.

L’ologramma consente di riprodurre, con notevole precisione, un’immagine precedentemente registrata. In fase di registrazione un fascio di luce laser viene inviato sia verso l’oggetto da riprodurre, sia verso una lastra di materiale sensibile. Grazie a un gioco di specchi, la luce che arriva dalla sorgente interferisce con quella riflessa dall’oggetto. Sulla lastra dunque si formano delle linee, chiamate frange di interferenza. Le frange contengono l’informazione sulla tridimensionalità.
 Illuminando la lastra con un altro fascio laser si riesce a decodificare l’informazione ricostruendo l’immagine tridimensionale dell’oggetto, che infine appare allo spettatore come se fosse fisicamente presente.

Il modello olografico del cervello di Karl Pribram

Karl Pribram è stato un medico neurochirurgo austriaco, professore di psichiatria e psicologia in varie università americane.

I suoi studi più rilevanti riguardano il cervello umano ed il sistema nervoso. In particolare, ha contribuito a definire la natura del sistema limbico e la relazione tra esso e la corteccia frontale.

Il principale lavoro è lo sviluppo del cosiddetto “modello cerebrale olografico della funzione cognitiva“, da lui chiamato “modello olonomico del cervello“.

Con questo modello, Pribram teorizza che le informazioni, quindi anche i ricordi, immagazzinati nel nostro cervello non vengano “registrati” nei neuroni ma siano il risultato di figure (detti anche pattern) d’onda interferenti. In tal modo si spiegherebbe la capacità del cervello di immagazzinare un’enorme quantità di informazioni in uno spazio relativamente piccolo.

Il biologo Rupert Sheldrake

Il biologo e saggista britannico Rupert Sheldrake con la sua teoria della risonanza morfica e dei campi morfogenetici ha dimostrato l’importanza dei campi non fisici nella comprensione delle forme, nella genetica e nel processo di apprendimento.

La teoria della risonanza e i campi morfici

L’idea che ogni specie, ogni suo membro, attingano alla memoria collettiva della specie, si sintonizzino con i membri passati della specie e a sua volta contribuiscano all’ulteriore sviluppo della specie, comporta una sorta di “risonanza” fra gli individui e i gruppi della specie.

Nel libro La presenza del passato, Sheldrake avanza l’ipotesi che i “campi ricordi” non siano effettivamente memorizzati nel cervello, ma piuttosto possano essere memorizzati in un campo di informazioni al quale si può accedere mediante il cervello. Se questo fosse dimostrato, ciò avvalorerebbe la tesi che la coscienza umana, i nostri ricordi personali e il nostro senso dell’io possano sopravvivere alla morte biologica.

La risonanza morfica

Di particolare importanza, nella teoria di Sheldrake, è il concetto di risonanza morfica. Ogni insieme complesso ed organizzato di attività di un individuo (animale superiore o uomo), compresi sogni, esperienze mistiche nell’uomo, stati alterati della coscienza ed altro, possiede una sua struttura. Questi stati mentali e queste attività possono essere trasferiti da un individuo all’altro, proprio grazie al meccanismo di risonanza morfica. Il meccanismo di risonanza morfica assicurerebbe, in un modo che Sheldrake ha contribuito ad analizzare negli ultimi trent’anni di ricerca, la capacità di condivisione delle “abitudini” che gli organismi (virus compresi) acquisiscono nel processo evolutivo: queste “abitudini” sembrano “risuonare” all’interno della specie.

Esse creano la possibilità di una nuova acquisizione come, per esempio, una nuova capacità di resistenza in un virus, un nuovo apprendimento collettivo, ma separato nello spazio e condiviso da una determinata specie. Ad esempio la capacità di certe molecole di assumere configurazioni di struttura quaternaria che sono estremamente improbabili tra le migliaia possibili: esse, sorprendentemente, vengono puntualmente assunte in ogni situazione identica in spazi diversi e lontani e risultano perfettamente inserite ed adattive per il progetto di costruzione di quella determinata proteina.

Secondo la teoria di Sheldrake, se un certo numero di persone sviluppa alcune proprietà comportamentali o psicologiche od organiche, queste vengono automaticamente acquisite dagli altri membri della stessa specie. Così, se una buona parte dell’umanità raggiunge un certo livello di consapevolezza spirituale, questa stessa consapevolezza si estenderebbe per risonanza morfica ad altri gruppi, coinvolgendo quindi l’intero sistema.

Ogni trasformazione individuale comporta una modificazione del sistema e chi si trova all’interno di questo sistema viene inevitabilmente coinvolto. La trasformazione personale è l’arma più potente che si possa usare per modificare l’umanità e l’intero pianeta.

Gregory Bateson

Eccitanti contributi vennero anche dalla brillante sintesi di cibernetica, informatica e teoria dei sistemi con la logica e la psicologia, proposta da Gregory Bateson.

Bateson era un antropologo, sociologo e psicologo britannico, il cui lavoro ha toccato anche molti altri campi come la linguistica e la cibernetica.

Due delle sue opere più influenti sono Verso un’ecologia della Mente  del 1972 e Mente e Natura del 1980.

L’evoluzione è considerata da Bateson come un processo conservativo volto ad assicurare la sopravvivenza del sistema. Di questi sistemi Bateson ne considera tre, in ordine crescente: l’individuo, la società in cui l’individuo vive e l’ecosistema.

Questi sistemi sono reti cibernetiche complesse, anelli collegati da una catena di processi causali. Essi sono formati al loro interno da sottosistemi, ad esempio l’uomo e gli altri animali sono sottosistemi dell’ecosistema, le cellule sono sottosistemi degli individui. Ognuno di questi sottosistemi possiede processi potenzialmente rigenerativi che se lasciati a se stessi crescono in maniera esponenziale.

Ogni sistema cibernetico è considerato da Bateson come una mente. La mente è «il sistema totale che elabora l’informazione e che completa il procedimento per tentativi ed errori» . Una mente opera sulla base di differenze. La differenza non è nelle cose, ma piuttosto nel loro rapporto, essa non è presente né nel tempo né nello spazio.

L’ecosistema come mente

Nella concezione di Bateson, dunque, la mente non si limita agli individui, ma anche la società e soprattutto l’ecosistema sono una mente. L’ecosistema è la “vasta Mente” il sistema più grande ed importante che esista, di cui l’individuo è solo un sottosistema. È questo l’aspetto olistico dell’ecologia delle idee. La mente individuale è solo un sottosistema del sistema biologico che connette tutti gli esseri viventi, e che possiede le caratteristiche di un sistema cibernetico. I confini della mente individuale non sono fissi ma vanno tracciati in relazione alla ricerca, considerando tutti i canali di cui l’individuo si serve.

Gregory Bateson, at home in Ben Lomond, California, 1975

Questa concezione ha immediate ripercussioni etiche che Bateson considera molto attentamente e che lo portano a criticare la cultura occidentale. L’errore della società occidentale consiste nel suo carattere dicotomico che separa la ragione dalle emozioni, l’individuo dalla società e l’umanità dalla natura.

Ciò è il risultato della sopravvalutazione della coscienza. Infatti questa può considerare solo una piccola parte delle informazioni della mente, e questa selezione è fatta secondo una finalità. In questo modo la coscienza, che è solo una parte del più vasto sistema individuo-società-ecosistema, ignora tale connessione.  La finalità cosciente è semplificante, non mira alla saggezza, ma all’individuazione del cammino più breve per raggiungere il proprio fine.

La coscienza crede di avere il controllo di un sistema di cui invece è solo una parte. Nell’epoca moderna questa coscienza che non vede di far parte di qualcosa di più ampio diventa pericolosa poiché si serve di una tecnologia molto potente che le consente di arrecare gravi danni all’ambiente circostante. Ogni volta che il sistema viene ignorato a favore della finalità si generano danni. Ciò porta a considerare l’uomo signore e padrone di una natura da sfruttare e manipolare secondo le finalità coscienti.

Ilya Prigogine

Ilya Prigogine premio Nobel per la chimica nel 1977, chimico e fisico russo naturalizzato belga, è ricordato per le sue teorie sulle strutture dissipative, i sistemi complessi e l’irreversibilità.

Il termine “struttura dissipativa” fu coniato dal Ilya Prigogine alla fine degli anni ’60. Il merito di Prigogine fu quello di portare l’attenzione degli scienziati verso il legame tra ordine e dissipazione di entropia, discostando lo sguardo dalle situazioni statiche e di equilibrio, generalmente studiate fino ad allora. Ha contribuito in maniera fondamentale alla nascita di quella che oggi viene chiamata epistemologia della complessità.

In natura i sistemi termodinamicamente chiusi sono solo un’astrazione o sono solo casi particolari. La regola è quella di sistemi termodinamicamente aperti, che scambiano energia, materia e informazione con i sistemi in relazione e, grazie a questo scambio, possono trovarsi in evoluzione.

Fra gli esempi di strutture dissipative si possono includere i cicloni e i laser. Su scala più estesa e complessa – gli ecosistemi e le forme di vita.

Teoria del caos di James Gleick

Caos. La nascita di una nuova scienza è un saggio dello scrittore statunitense James Gleick pubblicato in originale nel 1987. L’argomento trattato è la Teoria del Caos, le origini della sua scoperta e le sue applicazioni nei molti settori scientifici in cui si è rivelata utile per analizzare i fenomeni complessi.

Nel libro si racconta come dal lavoro indipendente di alcuni ricercatori di discipline diverse siano emerse le basi della teoria del caos. Si tratterebbe di una nuova branca scientifica posta al confine tra fisica e matematica, capace di gettare nuova luce su fenomeni caratterizzati da gradi di complessità tali da renderli apparentemente insolubili, rivelandone l’intrinseca imprevedibilità, secondo modelli però sorprendentemente regolari e capaci di ripetersi a scale diverse.

Edward Lorenz, un matematico impiegato nel campo della meteorologia, è stato il primo ad analizzare la natura particolare dei fenomeni caotici nei meccanismi del tempo atmosferico. Dalla sua intuizione nasce il concetto di dipendenza dalle condizioni iniziali di cui un esempio perfetto è il cosiddetto “effetto farfalla”.

Dallo studio di Benoit Mandelbrot sulle dimensioni frazionarie nasce il concetto di frattale. Il frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse, e dunque ingrandendo una qualunque sua parte si ottiene una figura simile all’originale.

Mitchell Feigenbaum studiando alcune funzioni matematiche scopre delle regolarità inspiegabili legate ai fenomeni caotici.

Il principio antropico

Il principio antropico, enunciato da Brandon Carter in ambito fisico e cosmologico, sottolinea che le osservazioni scientifiche sono soggette ai vincoli dovuti alla nostra esistenza di osservatori. Come ipotesi, cerca di spiegare le attuali caratteristiche dell’Universo.

L’ipotesi del “principio antropico” venne proposta da Barrow e Tipler in un libro apparso negli Stati Uniti nel 1986. Secondo questa teoria tutto ruota intorno a un nucleo ineludibile: se non si presentassero un numero allarmante di straordinarie coincidenze nella forma delle leggi fisiche e nei valori delle costanti di natura, la biochimica, la vita e la vita intelligente non sarebbero possibili. Non solo un universo preso a caso non consentirebbe la vita, ma non vi sarebbero possibili neppure gli oggetti astronomici comuni e la materia ordinaria.

Muovendo da una simile constatazione è facile giungere alla conclusione che vi sia una necessità. Poiché il mondo è così, allora deve essere fatto così.

 

fonti:

http://www.thelivingspirits.net/universo-olografico/la-realta-solida-non-esiste-l-universo-olografico-di-bohm.html

wikipedia

“breve storia della psicologia transpersonale” di Stanislav Grof