Stati di coscienza olotropici

Il termine olotropico

Nel 1992 Grof coniò il termine olotropico per includere tutti gli “stati di coscienza non ordinari” in una speciale categoria.
Questa parola significa letteralmente “orientato all’interezza” o “ che si muove verso l’interezza”. Deriva dal greco holos = tutto e trepein = che si muove nella direzione di qualcosa.
Nella nostra vita quotidiana ci identifichiamo con una piccola parte di quello che siamo veramente nella totalità. Negli stati di coscienza olotropici possiamo trascendere i confini ristretti dell’ego e avere una gamma di esperienze transpersonali che ci aiutano a raggiungere la nostra pienezza.
Negli stati olotropici si può fare esperienza diretta della dimensione spirituale della realtà in un modo che sembra altrettanto vero come l’esperienza quotidiana del mondo materiale.

Studi di psicologia transpersonale dimostrano che questi stati non sono il prodotto di processi patologici del cervello ma sono reali.

stati olotropici

Negli stati olotropici la coscienza si modifica in modo profondo ma non rimane danneggiata come negli stati psicotici. Si ha esperienza di altre dimensioni dell’esistenza che possono essere intense e travolgenti, ma allo stesso tempo non si perde completamente il contatto con la realtà giornaliera.

Gli stati olotropici sono caratterizzati da una specifica trasformazione della coscienza associata a improvvisi cambiamenti percettivi in ​​tutte le aree sensoriali, emozioni intense e spesso inusuali, e profonde alterazioni nei processi mentali. Di solito sono anche accompagnati da una varietà di intense manifestazioni psicosomatiche e forme di comportamento non convenzionali.

Il contenuto degli stati olotropici è spesso spirituale o mistico. Possiamo fare esperienza di sequenze di morte psicologica e rinascita e un ampio spettro di fenomeni transpersonali, come sentimenti di unione e identificazione con altre persone, la natura, l’universo e Dio. Potremmo avere ricordi di altri incarnazioni, incontrare potenti figure archetipiche, comunicare con esseri umani disincarnati e visitare numerosi paesaggi mitologici. La nostra coscienza potrebbe separarsi dal nostro corpo e tuttavia mantenere la sua capacità di percepire l’ambiente immediato e luoghi remoti.

Modi per raggiungere stati olotropici

Le culture antiche e aborigene hanno dedicato molto tempo ed energie allo sviluppo di potenti tecniche di alterazione della mente che possono indurre stati olotropici. Queste tecniche combinano canti, respirazione, suoni, danze ritmiche. Altre tecniche prevedono digiuno, isolamento sociale e sensoriale, estremo dolore fisico.

alcaloidi psichedelici

Molte culture hanno usato per questo scopo piante contenenti alcaloidi psichedelici. Gli esempi più famosi di queste piante sono diverse varietà di canapa, i cosiddetti funghi “magici” e il peyote messicano del cactus. A questi si aggiungono gli snuff sudamericani, l’arbusto africano Iboga e la pianta rampicante Banisteriopsis caapi della giungla amazzonica, conosciuta anche come yagé o ayahuasca. Tra i materiali psichedelici di origine animale vi sono le secrezioni della pelle di certi rospi e la carne del pesce del Pacifico Kyphosus fuscus.

pratiche spirituali

Ulteriori importanti fattori scatenanti delle esperienze olotropiche sono varie forme di pratica spirituale sistematica che comprendono la meditazione, la concentrazione, la respirazione e esercizi di movimento, che vengono utilizzati in diversi sistemi di yoga, Buddismo Vipassana o Zen, Buddismo tibetano Vajrayana, taoismo, misticismo cristiano, sufismo o cabala.

Altre tecniche erano usate negli antichi Misteri della morte e della rinascita, come le iniziazioni egiziane al tempio di Iside e Osiride, i baccanali greci, i riti di Attis e Adone e i Misteri eleusini. Le specifiche delle procedure coinvolte in questi riti segreti sono rimasti per la maggior parte sconosciuti, anche se è probabile che preparati psichedelici abbiano svolto un ruolo importante.

tecniche moderne

Tra i mezzi moderni per indurre stati di coscienza olotropici ci sono principi attivi puri isolati dalle piante psichedeliche. Si tratta principalmente di mescalina, psilocybina, derivati della triptamina, harmalina, ibogaina e cannabinoli.  Annoveriamo anche le sostanze sintetizzate in laboratorio, come l’LSD, alcune anfetamine e la ketamina. Potenti forme esperienziali di psicoterapia, come l’ipnosi, l’approccio neo-Reichiano, la terapia primaria e il rebirthing, ottengono gli stessi risultati.

tecniche di laboratorio

Esistono anche tecniche di laboratorio molto efficaci per alterare la coscienza. Una di queste è l’isolamento sensoriale, che implica una significativa riduzione di stimoli sensoriali. Nella sua forma estrema, l’individuo è privato da ogni input sensoriale con l’immersione in una vasca oscura e insonorizzata riempita con acqua della temperatura corporea.

Un altro metodo di laboratorio noto per cambiare la coscienza è il biofeedback. Con esso l’individuo è guidato da segnali di feedback elettronici in stati non ordinari di coscienza, caratterizzati dalla preponderanza di determinate frequenze specifiche di onde cerebrali. Potrebbero far parte di questo gruppo anche le tecniche di privazione del sonno e sogno lucido.

Modello della psiche di Grof

La psichiatria e la psicologia accademiche tradizionali usano un modello della psiche che è limitato alla biografia postnatale e all’inconscio individuale freudiano. Grof ha suggerito un  modello della psiche che contiene, oltre al solito livello biografico, due livelli transbiografici. Questi sono il dominio perinatale, correlato al trauma della nascita biologica e il dominio transpersonale. Quest’ultimo spiega fenomeni come l’identificazione esperienziale con altre persone, animali e piante, visioni di esseri e regni archetipali e mitologici, esperienze ancestrali, di razza e karmiche, e identificazione con la Mente Universale o il Vuoto.

Livello biografico psiche

Secondo Grof il livello biografico della psiche è formato dalle nostre memorie infantili e da quelle successive. Questa parte della psiche è ben conosciuta dalla psichiatria e dalla psicologia attuali. Si tratta principalmente di materiale postnatale dimenticato o represso.

Tuttavia, secondo Grof, ci sono alcune importanti differenze tra l’esplorazione di questo dominio attraverso la psicoterapia verbale e attraverso approcci che utilizzano stati olotropici.

rivivere le emozioni originali dei traumi

Negli stati olotropici non ci si ricorda di qualche episodio emotivamente importante, ma si sperimentano le emozioni originali, le sensazioni fisiche e le percezioni in una regressione che assume connotati di realtà.

Ciò significa che mentre si rivive un trauma dell’infanzia si provano le stesse sensazioni ed emozioni. La regressione è registrabile a livello fisico. Le espressioni, gli atteggiamenti e le posture divengono infantili.

importanza dei traumi fisici

C’è una seconda differenza tra il lavoro sul materiale biografico in stati olotropici e le psicoterapie verbali. Nella prima modalità, oltre a confrontarsi con i consueti psicotraumi, i soggetti spesso sono portati a rivivere e integrare traumi principalmente di natura fisica. Grof notò con i suoi esperimenti che molte persone in età adulta dovevano ancora elaborare esperienze di quasi annegamento, operazioni, incidenti e malattie infantili, in particolare quelle malattie associate a soffocamento, come difterite, pertosse o aspirazione di un corpo estraneo.

Questo materiale emerge abbastanza spontaneamente e senza alcuna programmazione. Non appena riaffiora, le persone si rendono conto che questi traumi fisici hanno effettivamente svolto un ruolo significativo nella genesi dei loro problemi psicosomatici, come per esempio l’asma e l’emicrania. Traumi fisici riemergono anche in caso di fobie, tendenze sadomasochistiche,  depressione e  tendenze suicide. Rivivere tali ricordi traumatici ed integrarli può avere conseguenze terapeutiche di vasta portata.

Costellazioni dinamiche

Le memorie importanti dal punto di vista emotivo sono conservate nell’inconscio in forma di complesse costellazioni dinamiche. Queste sono chiamate da Grof sistemi COEX, cioè “sistemi di esperienza condensata”.

denominatore commune del COEX

La natura del tema centrale delle costellazioni dinamiche è varia. Gli strati di un particolare COEX possono, per esempio, contenere tutti i principali ricordi di esperienze umilianti, degradanti e deprimenti che hanno danneggiato la nostra autostima. In un altro sistema COEX, il denominatore comune può essere l’ansia vissuta in varie situazioni sconvolgenti e terrificanti o sentimenti claustrofobici e soffocanti evocati da circostanze opprimenti e limitanti. Rifiuto e deprivazione emotiva che danneggiano la nostra capacità di fidarsi di uomini, donne o persone in generale sono un altro denominatore comune. Particolarmente importanti sono i sistemi COEX che contengono memorie di  situazioni che hanno messo in pericolo la vita, la salute e l’integrità del corpo.

principi generali di organizzazione della psiche umana

Ciascuna delle costellazioni sembra essere ancorata ad un aspetto particolare del trauma della nascita. Non solo, ha radici più profonde in varie forme di fenomeni transpersonali, come esperienze di vita passate, archetipi junghiani,ecc. Insomma Grof vede i sistemi COEX come principi generali di organizzazione della psiche umana.

I sistemi COEX svolgono un ruolo fondamentale nella nostra vita psicologica. Possono influenzare il modo in cui percepiamo noi stessi, le altre persone e il mondo.

Eventi esterni nella nostra vita possono specificamente attivare i corrispondenti sistemi COEX e, al contrario, i sistemi COEX attivi possono farci percepire e comportarci in modo tale da ricreare i loro temi centrali nella nostra vita presente.

Il concetto di sistemi COEX assomiglia in qualche misura a quello dei complessi di Jung  e  ai sistemi dinamici transfenomenali di Hanskarl Leuner.

Il livello perinatale della Psiche

Quando il nostro processo di profonda autoesplorazione esperienziale va oltre il livello dei ricordi della prima infanzia e arriva alla nascita, iniziamo a incontrare emozioni e sensazioni fisiche di estrema intensità. Queste spesso superano qualsiasi cosa precedentemente considerata umanamente possibile. Le esperienze diventano una  strana miscela dei temi della nascita e della morte. Esse implicano un forte sentimento di minaccia alla propria esistenza e una lotta disperata e determinata per liberarsi e sopravvivere.

Questo rapporto intimo tra nascita e morte a livello perinatale riflette il fatto che la nascita sia un evento potenzialmente letale. Il bambino e la madre possono in realtà perdere la vita durante questo processo e i bambini potrebbero nascere malati per l’asfissia, o anche quasi morti e bisognosi di rianimazione.

Il parto

Il parto  interrompe brutalmente l’esistenza intrauterina del feto. Lui o lei “muore” come un organismo acquatico e nasce come una forma diversa di vita che respira aria, fisiologicamente e anche anatomicamente. E il passaggio attraverso il canale del parto è di per sé un momento difficile e potenzialmente letale.

Il confronto esperienziale con la nascita e la morte sembra portare automaticamente ad un’apertura spirituale e alla scoperta delle dimensioni mistiche della psiche e dell’esistenza.

La nascita biologica ha tre fasi distinte. In ciascuna di queste fasi, il bambino sperimenta un insieme specifico e tipico di intense emozioni e sensazioni fisiche. Queste esperienze lasciano profonde impronte inconsce nella psiche che più tardi nella vita giocheranno un ruolo importante nella vita dell’individuo.

Rinforzate da esperienze emotivamente importanti dell’infanzia e dell’adolescenza, i ricordi della nascita possono modellare la percezione del mondo, influenzare profondamente il comportamento quotidiano e contribuire allo sviluppo di vari disturbi emotivi e psicosomatici. Negli stati olotropici, questo materiale inconscio può emergere ed essere pienamente rivissuto.

Ogni fase del parto è associata a un distinto pattern esperenziale, caratterizzato da una combinazione specifica di emozioni, sensazioni fisiche e immagini simboliche. Grof chiama questi modelli di esperienza  “matrici perinatali di base”.

Livello transpersonale della psiche

Il secondo dominio principale che deve essere aggiunto alla cartografia della psiche umana è ora noto con il nome transpersonale, che significa letteralmente “oltre la persona” o “che trascende la persona”. Le esperienze transpersonali possono essere suddivise in tre grandi categorie.

trascendenza delle barriere spaziali

La prima coinvolge principalmente la trascendenza delle usuali barriere spaziali, o le limitazioni di un “ego incapsulato nella pelle”. A questo gruppo appartengono esperienze di fusione con un’altra persona in uno stato che può essere chiamato “unità duale”.

Anche le esperienze di assumere l’identità di un’altra persona o identificarsi con la coscienza di un intero gruppo di persone sono di questo genere. Si può persino avere un’estensione della coscienza che sembra racchiudere l’umanità intera. Esperienze di questo tipo sono state ripetutamente descritte nella letteratura spirituale del mondo.

trascendenza dei confini temporali

La seconda categoria di esperienze transpersonali è caratterizzata principalmente dal superamento dei confini temporali piuttosto che spaziali, dalla trascendenza del tempo lineare.
Abbiamo già parlato della possibilità di rivivere in modo vivido ricordi importanti dall’infanzia e del trauma della nascita. Questa regressione storica può continuare ancora fino ad arrivare a ricordi fetali ed embrionali di diversi periodi di vita intrauterina.

Ma la regressione storica non si ferma qui ed è possibile rivivere esperienze delle vite dei propri antenati umani o animali, o anche esperienze di razza e dell’inconscio collettivo, come descritto da C. G. Jung.

Abbastanza spesso, le esperienze che sembrano accadere in altre culture e in altri periodi storici sono associati a un senso di ricordo personale. Le persone sentono di rivivere i ricordi delle vite passate, dalle precedenti incarnazioni.

l’incontro della coscienza con gli archetipi

La terza categoria di esperienze transpersonali è ancora più strana delle prime due. Qui la coscienza sembra estendersi in regni e dimensioni che la cultura industriale occidentale non considera “reali”.

A questa categoria appartengono numerose visioni di esseri archetipici e paesaggi mitologici, incontri o persino identificazione con divinità e demoni di varie culture. Sono state riferite anche comunicazioni con esseri disincarnati, spiriti guida, entità sovraumane, extraterrestri e abitanti di universi paralleli.
Nei suoi estremi confini, la coscienza individuale può identificarsi con la Coscienza Cosmica o con la Mente Universale nota sotto molti nomi diversi. Secondo la propria cultura si parla di Brahman, Buddha, Cristo Cosmico, Keter, Allah, Tao, Grande Spirito e molti altri.

L’ultima di tutte le esperienze sembra essere l’identificazione con il Vuoto cosmico, il vuoto misterioso e primordiale, il nulla che è consapevole di se stesso e da cui origina tutta l’esistenza.

Le osservazioni dello studio sugli stati olotropici confermano le idee di C. G. Jung riguardo alla spiritualità. Secondo lui, le esperienze provenienti da livelli più profondi della psiche hanno una certa qualità, detta “numinosità”. I soggetti che hanno esperienze simili sentono che stanno incontrando una dimensione che è sacra, santa, radicalmente diversa dalla vita quotidiana, appartenente a un altro ordine di realtà.

 

source:

Psychology of the Future:
Lessons from Modern Consciousness Research.
Stanislav Grof, M.D.